Displasia dell’anca

da | 13/12/22 | Generale | 0 commenti

DCA – cos’è e sintomatologia

La Displasia congenita dell’anca (DCA) è un difetto di sviluppo delle componenti dell’articolazione coxofemorale, vale a dire la testa del femore e la cavità acetabolare. L’evoluzione della patologia avviene già nella vita intrauterina e continua durante le fasi di accrescimento dell’organismo. L’eziopatogenesi della displasia è ancora sconosciuta. Si ipotizza possa essere causata da fattore genetici che provocherebbero un’insufficiente sviluppo della cavità cotiloidea o una particolare lassità della capsula articolare. Inoltre potrebbe esser causata da fattori extra-genetici di tipo meccanico, ovvero per esempio mal posizionamento fetale o scarsezza di liquido amniotico.

Fisiologicamente lo sviluppo dell’articolazione dell’anca deve avvenire secondo il rispetto di determinati rapporti tra acetabolo e testa del femore. L’acetabolo si forma dall’unione delle tre ossa del bacino separate da una particolare cartilagine, chiamata a y per la sua forma. La sua superficie articolare ha la forma di semiluna che delimita una fossetta da cui origina il legamento rotondo che va ad inserirsi sulla fovea capitis della testa femorale. La capsula articolare, composta da diversi legamenti, nella sua inserzione acetabolare è rinforzata dal cercine glenoideo, un bordo fibrocartilagineo (presente anche nell’articolazione della spalla) che aumenta la capacità contenitiva della cavità. Nell’estremità femorale, il collo e la testa femorale formano un angolo aperto medialmente (angolo di inclinazione – nell’adulto medialmente misura 127°, nel bambino 150°) e in avanti (angolo di declinazione – 15° nell’adulto, il doppio nel bambino). 

Si distinguono principalmente tre forme di displasia: la prima, la più lieve, è rappresentata da un modesto difetto di centramento della testa del femore sulla cavità acetabolare, che può esitare in una guarigione spontanea oppure predisporre l’individuo a soffrire di coxartrosi secondaria in età adulta. La forma intermedia è rappresentata da una notevole instabilità articolare che nel tempo e con l’inizio della deambulazione, può portare nel bambino alla lussazione franca, se non diagnosticata e curata in tempo. La forma più grave e per fortuna quella con la più bassa incidenza, si manifesta quando la lussazione è già presente alla nascita dell’individuo.

Il trattamento della DCA

Il trattamento della displasia congenita dell’anca varia secondo l’età e la gravità della condizione. Ci sono diversi gradi di gravità, dalla forma più lieve fino alla lussazione.

Nella maggior parte dei casi, quando la patologia viene diagnosticata entro il 6 mese di vita, si risolve con l’utilizzo di precisi tutori (cui spetta al medico darne indicazione) che tengono immobilizzate le anche del bambino in una posizione corretta al fine di permettere il normale sviluppo dell’acetabolo.

Se invece la DCA  viene diagnosticata tardi, ovvero oltre i 6 mesi di vita, oppure è in uno stato avanzato (lussazione),  il medico sviluppa un piano terapeutico che consiste nell’utilizzo di diversi gessi correttivi, sviluppati su misura in base allo stato patologico del paziente (di solito si cambiano ogni mese), seguiti poi dall’applicazione di un tutore fino alla guarigione.

Quando il piano curativo supera i 6 mesi di durata, solitamente il bambino ritarda l’insegnamento di una corretta deambulazione a causa della mancanza di tonicità muscolare. Si tratta però di un semplice ritardo che non comporta nessuna limitazione fisica per il futuro, tant’è che non previste particolari attività rieducative.

Nei pochi casi in cui la displasia congenita dell’anca è particolarmente grave, si ricorre all’intervento chirurgico di riposizionamento, seguito dall’utilizzo di gessi ortopedici fino a quando verrà raggiunta la stabilità dell’articolazione.

Raramente, nei casi più gravi solitamente diagnosticati molto in ritardo, potrebbe essere necessario ricorrere a interventi di chirurgia più importanti e specifici, per ripristinare l’anatomia normale dell’articolazione.